lunedì 12 gennaio 2015

La giusta fatica di crescere





L’Arca- Consorzio Servizi per L’Infanzia in coorganizzazione con il Comune di Trieste presenta un’importante iniziativa rivolta a tutte le famiglie e i cittadini della nostra provincia in merito all’offerta dei servizi per la prima infanzia (0-3 anni). Oltre a molte informazione sulle norme e sui vari servizi per i piccolissimi e le loro famiglie, l’iniziativa propone degli importanti interventi  formativi per riflettere sulla mutata funzione genitoriale delle ultime generazioni e sul primo periodo della vita, sull’infanzia, periodo evolutivo delicato e contemporaneamente decisivo.
 Cogliamo l'occasione per pubblicare un brano tratto da "La giusta fatica di crescere"di Manuela Trinci, relatrice al convegno.






Le petit poucet, alias Pollicino, per crescere e diventare un rispettabile cortigiano ha dovuto imparare a sviluppare le proprie capacità senza il sostegno e le intenzioni educative dei genitori; ha affrontato quindi il fitto del bosco e la truculenta fame dell’orco, contando sicuramente solo sulle proprie forze, ciononostante non disdegnando possibili aiuti e suggerimenti. Come accade in ogni vera fiaba d’iniziazione, quella di Pollicino si rivela essere un’impresa faticosa, incerta, irta di trabocchetti, eppure, usando astuzia, prudenza e abilità, gentilezza, occhi e orecchie, questo minuscolo personaggio –metafora di un’infanzia sovversiva, coraggiosa, capace di sfiorare il mito- si ritrova nei panni di un eroe del quotidiano, un creativo ante litteram che a suon di trovate intelligenti, a dispetto della sua taglia, è riuscito ad avere la meglio su tutti, conseguendo pienamente l’autonomia non solo dai genitori!

Ben diversa si presenta, invece, l’avventura dei moderni Pollicini, attorno ai quali fin troppo spesso ruota, anelati quanto ansante, l’intera vita familiare.  A loro, genitori, nonni e zii guardano come come si guarda a piccoli Messia dotati di miracolose attitudini. Di loro si esaltano le competenze e si amplificano le intenzionalità, abdicando tuttavia, ora un po’ irretiti ora un po’ galvanizzati da tanta arcana sapienza, l’opportuna dissimmetria fra “grandi” e “piccoli”, col risultato di indurre intere legioni di cuccioli d’oro a diventare piccoli tiranni che troneggiano nel “lettone”, si abbarbicano alla “puppa” della mamma, sdegnano il vasino trattenendo con indomita fierezza la cacca nel “pannolone”!

Si crea così una curiosa alleanza fra i genitori che indulgono, lasciano perdere, posticipano, i faticosi dettami di una crescita autonoma, e i bambini che, di conseguenza, stentano nell’imboccare la direzione di quella indipendenza, indicata da Donald Winnicott come il percorso necessario per arrivare, a piccoli passi e non certo senza fatica, dalla dipendenza totale del neonato dalle cure materne all’indipendenza di un bambino impegnato a crescere. Una sorta di “ santa alleanza” un altolà perentorio allo sforzo di rapportarsi al bebè, quel grande sconosciuto, omaggiato tra l’altro dal mercato dei consumi che l’ha incoronato indiscusso sovrano di ciucciotti, abitini, pappe, passeggini e tante futilità: cose, oggetti, rivelatori sempre della valenza educativa e sociale implicita nel linguaggio delle cose. […]

D’altra parte, bisogna ammettere che i genitori contemporanei sono sottoposti a un bombardamento mediatico, senza precedenti. Affannati trepidanti, sempre più sfiduciati nelle proprie competenze in bilico perenne su come allevare e gestire, con il minimo sforzo e la massima resa, i loro esigenti bebè, mamme e babbi vanno alla ricerca di guide, di regole, di prescrizioni esatte cui affidarsi, possibilmente con poche indecisioni o riflessioni personali: l’uso della propria testa, dell’equilibrio, della ponderazione, non sempre appaiono come doti quanto piuttosto come inutili, dispendiose, fonti di ulteriori incertezze e di rischiose messe in gioco!

A questo paludoso scenario fa da supporto la diffusa convinzione – da parte degli esperti di parenting- che ai genitori manchino le capacità emotive elementari necessarie per crescere i figli e relazionarsi con loro. Convinzioni che si accompagna a un comune atteggiamento culturale che fa del senso di impotenza, di vulnerabilità e del prisma delle emozioni negative la chiave di lettura delle normalissime difficoltà che si incontrano nella vita –non ultima quella del divenire genitori- inculcando nella gente il bisogno di un perenne psicotutela o psicopinione, indispensabili per non ondeggiare, paurosamente, fra la fragilità del sé e la scarsa autostima! Una palude in cui sguazzano, prolifici e ben remunerati, improbabili terapeuti, guru e religiosità pagane varie.

[…]E se i consistenti studi di questi ultimi decenni hanno indubbiamente arricchito le conoscenze in campo psicologico e neuroevolutivo con conseguenti riflessioni anche in ambito educativo, la troppa pedagogia e psicologia "da banco" — acquistabili a etti in libreria e sorseggiabili davanti a un buon reality — così divulgate e sbandierate senza i necessari strumenti di comprensione e assorbimento hanno indotto nei genitori una specie di bisogno-dovere di specializzarsi, divenendo a loro volta "educatori professionali". Ancora citando Donald Winnicott, è invece "opportuno che le madri non sappiano quanto è importante quello che fanno", in quanto un eccesso di dettami psicologici potrebbe allarmare le madri stesse e, alla fine, rendere più colto ma meno affettivo il loro accudimento spontaneo. Un possibile rischio, vale a dire, diviene che le conoscenze scientifiche trasferite tout court ai neofiti, senza contestualizzarle, lasciandole vagare nelle loro menti senza che possano divenire vere competenze (perché non sostenute dal necessario tempo dell'approfondimento e dell'esperienza), finiscano per ostacolare il mettersi in gioco individuale: liberamente con la propria cultura e la propria emotività. Si creano, allora, genitori conformisti, privati delle loro competenze; genitori applicatori maldestri di principi uguali per tutti, non interpretati, non capiti nella sostanza ma solo nell'apparenza. Così, la psicologia, che avrebbe dovuto aiutarci nel capire come funziona la nostra mente, che cosa stia alle radici delle nostre azioni, ha finito per essere utilizzata dai vari esperti di turno non tanto per spiegare ma per prescrivere, stabilendo le linee guida dei comportamenti genitoriali. Solerti psicoguru si impegnano, dunque, a trasformare le importanti conoscenze scientifiche in comportamenti e prescrizioni acritiche e stereotipate. "Perché dorma bene, il neonato va avvolto, fasciato stretto, " spiegano, "mai dargli il ciuccio nel primo mese di vita"... "nei primi mesi deve dormire nel lettone coi genitori" proclamano a gran voce. Peraltro, anche Donald Winnicott, nei suoi Colloqui con i genitori, mostrava preoccupazione per il crescendo di conformismo pedagogico e per la mancanza di creatività che la diffusione di una psicologia "a basso costo" induceva, già negli anni settanta, nelle persone; per questo sosteneva a spada tratta come la funzione degli esperti non fosse quella di "indottrinare i genitori", quanto piuttosto di spiegare, con parole comprensibili, come crescono i bambini e di far sì che su tale argomento fossero gli stessi genitori ad arrivare a un confronto fra loro. Invece di lasciarsi ammaestrare e appiattire da "prontuari", conviene da un lato recuperare quella base sicura che una volta era garantita dalle tradizioni, dai parenti, dalla rete degli affetti, che oggi può essere arricchita anche dagli incontri che alcuni servizi, in molte città del nostro paese, rivolgono alle mamme con bambini da O a 12 mesi; dall'altro, conversando con i genitori stessi si potrebbe aggiungere un pizzico di buonumore e di ironia, ingredienti che Gianni Rodari valutava essere utili per appassionare i genitori alla conoscenza dei loro bambini, ritrovando, magari, il proprio lessico familiare, i propri giochi, i propri ricordi, sulla scia delle parole di Asha Phillis, la famosissima autrice dei No che aiutano a crescere, che per essere dei genitori ”normalmente imperfetti" è fondamentale recuperare, riscoprire forse scoprire per la prima volta, il proprio modo di stati figli. 


Paolo Sarti;Trinci ManuelaLA GIUSTA FATICA DI CRESCERE indipendenza, inciampi e fantasia,i migliori alleati per diventare grandi, 2014, FELTRINELLI EDITORE.

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