domenica 9 novembre 2014

Imparare a parlare



Molto spesso genitori insegnanti, educatori chiedono allo specialista "quando deve cominciare a parlare un bambino?", in generale si pensa che il bambino inizi a parlare intorno ai diciotto mesi quando produce le prime parole. Ma per parlare di sviluppo del linguaggio è necessario inserirlo all'interno di una capacità più articolata: la capacità comunicativa. Per acquisire la capacità di comunicare, il bambino deve da un lato maturare la coscienza di esistere come individuo separato psicologicamente e fisicamente dalla madre, dall'altro deve sostituire agli atti e azioni motorie segni convenzionali come il gesto prima e poi la parola.
Per affrontare la descrizione di come s'impara a parlare è necessario premettere due concetti: il bambino è precocemente in grado di comunicare prima di imparare a parlare; il bambino è in grado di capire il linguaggio prima di imparare a parlare [….]         
 Le prime parole nascono nella bocca della madre che si interroga su quale bisogno del bambino debba essere soddisfatto, da questo primo e basilare interrogativo si avvia il processo comunicativo. "Hai fame..? Hai sonno...? Hai mal di pancia..?".
Da parte del bambino la comunicazione verbale nasce con il primo grido della nascita. Il bambino cresce immerso nella voce della madre, suoni le cui qualità accompagnano e cullano, tramite l'udito, il bambino.
Il linguaggio nasce nella complessa dinamica, attivata dalla madre, tra assenza e presenza e viceversa. Presenza: del viso, del corpo, del seno, della voce, madre che parla e rispecchia i suoni, i rumori, il pianto del bambino. Assenza: del viso, del corpo, della voce, della madre. Questa assenza, matrice di ogni desiderio, viene sostituita dalla parola. Nel silenzio, nello spazio vuoto lasciato dalla madre, può comparire il pensiero simbolico: con il pensiero nasce il linguaggio.
Nel corso della crescita le esperienze sensoriali, percettive, somatiche che il bambino ha del proprio corpo in rapporto alle cure materne, divengono immagini interne, rappresentazioni di se stesso e della realtà esterna (Bollas, 1987; Winnicot, 1965; Vallino, Macciò, 2004).
Intorno ai due anni la comparsa della comunicazione verbale, ovvero del linguaggio ha un effetto strutturante sulla mente e favorisce l'organizzazione di un più complesso livello psichico che a sua volta stimola la potenzialità trasformativa del linguaggio. Parallelamente, il processo di simbolizzazione si stabilizza nella continua dialettica tra Io-Altro e nel confronto con le personali significazioni affettive e cognitive.
La realtà, gli oggetti, le emozioni, le sensazioni non sono solo vissuti ma rappresentati con segni o meglio mediante significanti, ovvero la parola. Mentre il bambino impara a parlare costituisce la sua soggettività, poiché, come descritto, parlare significa distinguere sé e la madre, differenziare tra intenzioni proprie ed intenzioni dell'altro ed in questo scambio di contenuti mentali si snodano i processi di identificazione. Il linguaggio è sempre un dialogo in cui le parole sono oggetti mentali scambiati tra due persone.
Le tappe seguenti portano il bambino a perfezionare il linguaggio, si amplia il vocabolario e le parole vengono collegate tra loro secondo le regole della grammatica e della sintassi, producendo inizialmente frasi composte da un soggetto ed un verbo o da un soggetto ed un aggettivo. In seguito, le frasi si collegano tra loro. Per concludere questa sintetica descrizione sulla nascita del linguaggio, vorrei ricordare che negli ultimi anni nel campo dello studio della psicologia del bambino accanto ai paradigmi teorici della psicoanalisi infantile si sono sviluppati interessanti filoni di ricerca per studiare lo sviluppo relazionale ed emotivo, studi che sottolineano l'importanza della matrice relazionale come base per lo sviluppo dei primi nuclei di personalità del bambino.
Bibliografia
Schaffer H.R. (a cura di) (1977) L'interazione madre-bambino: oltre la teoria dell'attaccamento, Franco Angeli, Milano, 1984.
Maggio 2014



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