sabato 6 giugno 2015

Quali nonni per quali famiglie



  Vi proponiano una riflessione tratta dal libro di S.Vegetti Finzi , Nuovi nonni per nuovi nipoti, che scaturisce anche dagli incontri per i nonni fatti negli asili nido I Nidi del nido e I Cuccioli del leone. La comunicazione quotidiana con i nonni che accompagnano i bimbi al nido ha portato all'organizzare delle serate, in cui anche loro  potessero  confrontarsi e portarsi a casa qualche indicazione che li aiutasse nel gestire quotidianamente figli e nipoti. Prossimamente pubblicheremo e i  racconti  che ci faranno delle loro esperienze di nonni.

Come avrete notato il titolo di questo capitolo parla di «famiglie» declinando al plurale un modello che, per secoli, aveva conosciuto soltanto il singolare. Io stessa trattando in un libro scritto nel 1992 i problemi psicologici che via via si presentano lungo il ciclo della vita, lo avevo intitolato Il romanzo della famiglia, ora userei il plurale perché lo stampo della tradizione si è infranto e da ogni frammento è derivato un aggregato diverso. Alla famiglia nucleare se ne affiancano altre famiglie mono parentali, divise, ricomposte, straniere, miste, con permesso di soggiorno, clandestine e così via. […]
 Il modello di famiglia psicologicamente, più persistente, è senz'altro la famiglia aristocratica. Come raccontano le favole: «C'era una volta un re...». Da qualche tempo il trono è vuoto, dal 1946 il suo posto è stato preso dal presidente della Repubblica, ma nella mente profonda, nell'inconscio, noi stessi ci rappresentiamo ancora come principi e principesse, I sogni, le fantasie, i giochi dei bambini sono pronti a confermare la nostra genealogia fantastica. […]. In conformità all'organizzazione monarchica della società quella della famiglia aveva una struttura patriarcale: l'autorità era attribuita al genitore che, in nome della patria potestà, aveva diritto non solo di comandare ma anche di castigare moglie e figli, tenuti dal canto loro alla sottomissione e alla obbedienza. La famiglia tradizionale costituiva una fortezza-chiusa ma venuto meno lo scopo difensivo per cui si era organizzata, sono subentrati progressivamente un senso di oppressione e un desiderio di rivolta. Eppure i suoi effetti non erano solo negativi se ancora oggi, in piena disgregazione individualistica, ne vengono rimpianti gli istinti di protezione, appartenenza, e sicurezza.[..]. Dal secondo dopoguerra in poi la famiglia tradizionale, modellata come abbiamo visto secondo gli ideali della società aristocratica, sopravvive in aree marginali e in contesti particolari.[…] La famiglia, autoritaria, dominata dal padre -sovrano, diviene progressivamente una «comunità democratica» ove i membri sono connessi tra di loro,dai sentimenti  più che dagli interessi. […] La casalinga degli anni Sessanta viene progressivamente sostituita dalla donna che lavora in casa e fuori, coniugando vita pubblica e vita privata. In questo doppio regime il tempo per la famiglia si riduce al dopo lavoro (la mattina presto, la sera e i giorni festivi), mentre il supporto delle istituzioni educative diviene essenziale. La richiesta di nidi e di asili per i più piccoli, non ancora in grado di frequentare la scuola dell'obbligo, diviene negli anni Settanta un movimento collettivo che muta, non soltanto la quantità, ma anche la qualità dei servizi. Anche prima c'erano state mamme che lavoravano, ma si trattava per lo più d’impieghi con orari parziali, come quelli previsti dalle istituzioni pubbliche, o di attività svolte in casa, come la sarta. Le nuove professioni comportano invece un impegno totale, analogo a quello maschile[…]. Dagli anni Settanta sino agli anni Novanta le mamme «moderne» preferiscono affidare i figli a educatrici professionali, selezionate e preparate piuttosto che ai nonni, considerati figure un po' antiquate, incapaci di adeguarsi ai nuovi modi di vivere e di crescere i bambini. Il femminismo dal canto suo ha prodotto un'imponente riflessione sul rapporto madre-figlia, ma non mi risulta si sia occupato della figura della nonna. Ci vorrà un'ulteriore trasformazione della famiglia perché nonna e nonno escano dall’ombra abbandonando il ruolo di comparse, divengano coprotagonisti della vita familiare. Ma questo mutamento quando è avvenuto? Difficile individuare un punto di passaggio dalla modernità e la tarda modernità .
L’elemento decisivo nell’avvento della tarda modernità mi sembra rintracciabile nella crisi del lavoro innanzitutto dei luoghi di lavoro .[..] Progressivamente vengono meno i rapporti di lavoro a tempo  indeterminato che garantivano stabilità, autonomia, continuità, progressione di carriera, pensioni adeguate sostituiti da rapporti di lavoro a tempo determinato, a progetto, occasionali, frelance.  Una riduzione all'essenziale era già avvenuta nel dopoguerra, ma allora si coglieva un miglioramento costante delle condizioni di vita, un progresso garantito della qualità dell'esistenza, ora ci troviamo invece in un'epoca di stagnazione, se non di recessione, ove ci si limita a sperare che le cose non peggiorino. E poiché spesso accade, si chiede alla famiglia d'origine un accoglimento prolungato nel tempo, un aiuto finanziario al momento del varo del nuovo nucleo famigliare, e un supporto costante nell'affrontare le successive spese di navigazione. […] Nel frattempo le conquiste di parità tra uomini e donne, raggiunte con l’emancipazione suscitano nuove contraddizioni in quanto l’omologazione cancella le identità tradizionali ma non riesce a crearne di nuove. Per certi aspetti i ruoli familiari appaiono paritetici: marito e moglie, padre e madre contano allo stesso  modo, esercitano la stessa autorità. Ma di fatto le differenze restano e si confermano quasi tutte a scapito delle donne in casa e fuori. […] Le giovani motivate a far carriera urtano sovente contro un soffitto di cristallo che non vedono finché sono ragazze, ma che le blocca più o meno inesorabilmente dopo il primo figlio. La maternità idealizzata a parole, viene poi penalizzata nei fatti. Poiché i nidi per l'infanzia sono insufficienti ad accogliere tutte le richieste e le babysitter risultano spesso inaffidabili, è ai nonni che ci si rivolge per mantenere il posto di lavoro o non retrocedere nell'organigramma dell'azienda. E' su di loro che la coppia fa affidamento quando decide di avere un altro figlio. […] Se questo scenario non è catastrofico lo si deve ad alcuni correttori, tra i quali l'intervento dei nonni. Mai come in questi anni è stata decisiva la solidarietà tra le generazioni, confermata dall'amore per i bambini e dalla sollecitudine per il loro benessere.
[…] La rete di protezione è il più delle volte rappresentati dai nonni che, invece di tirarsi da parte come facevano i vecchi un tempo, costituiscono il più saldo supporto del tessuto sociale. Non si tratta soltanto d’interventi necessari in situazione di grave difficoltà, come accade quando i genitori sono incapaci per varie ragioni, di provvedere ai propri figli, ma di supporti alla qualità dell'esistenza, di un vero e proprio plus­-valore rispetto al rendimento degli investimenti materiali e affettivi delle famiglie.
Certo i rapporti erano più facili quando i nonni costituivano elementi di contorno, quando la loro presenza era significativa ma non essenziale. Ora sono diventati provvidenziali e, proprio per questo, potenzialmente conflittuali in quanto impongono, anche senza volerlo, condizioni di dipendenza che non tutti riescono a gestire. È difficile dire «grazie» quando l'orgoglio lo considera un gesto di debolezza, una dichiarazione d’inferiorità. La gratitudine richiede una grande maturità, un equilibrio interiore non facile da realizzare così come il dono, per essere ben accolto, deve essere discreto e, per quanto possibile, a fondo perduto. La contabilità del dare e dell'avere apre invece un contenzioso arduo da amministrare, anche se la retorica dei buoni sentimenti tende a negarlo. Ma la vita è sempre complessa, i rapporti ambivalenti, la reciprocità dissimmetrica, per cui il sistema nonni-figli-nipoti  costituisce un campo di tensioni positive e negative che dobbiamo conoscere se vogliamo vivere insieme con il massimo di felicità e il minimo di infelicità.
S. Vegetti Finzi, Nuovi nonni per nuovi nipoti la gioia di un incontro, Mondadori,2008

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