Vi proponiano una riflessione tratta dal libro di S.Vegetti Finzi , Nuovi nonni per nuovi nipoti, che scaturisce anche dagli incontri per i nonni fatti negli asili nido I Nidi del nido e I Cuccioli del leone. La comunicazione quotidiana con i nonni che accompagnano i bimbi al nido ha portato all'organizzare delle serate, in cui anche loro potessero confrontarsi e portarsi a casa qualche indicazione che li aiutasse nel gestire quotidianamente figli e nipoti. Prossimamente pubblicheremo e i racconti che ci faranno delle loro esperienze di nonni.
Come avrete notato il titolo di questo capitolo parla di «famiglie» declinando al plurale un modello che, per secoli, aveva conosciuto soltanto il singolare. Io stessa trattando in un libro scritto nel 1992 i problemi psicologici che via via si presentano lungo il ciclo della vita, lo avevo intitolato Il romanzo della famiglia, ora userei il plurale perché lo stampo della tradizione si è infranto e da ogni frammento è derivato un aggregato diverso. Alla famiglia nucleare se ne affiancano altre famiglie mono parentali, divise, ricomposte, straniere, miste, con permesso di soggiorno, clandestine e così via. […]
Il modello di
famiglia psicologicamente, più persistente, è senz'altro la famiglia
aristocratica. Come raccontano le favole: «C'era una volta un re...». Da
qualche tempo il trono è vuoto, dal 1946 il suo posto è stato preso dal
presidente della Repubblica, ma nella mente profonda, nell'inconscio, noi
stessi ci rappresentiamo ancora come principi e principesse, I sogni, le
fantasie, i giochi dei bambini sono pronti a confermare la nostra genealogia
fantastica. […]. In conformità all'organizzazione monarchica della società
quella della famiglia aveva una struttura patriarcale: l'autorità era
attribuita al genitore che, in nome della patria potestà, aveva diritto non
solo di comandare ma anche di castigare moglie e figli, tenuti dal canto loro
alla sottomissione e alla obbedienza. La famiglia tradizionale costituiva una fortezza-chiusa
ma venuto meno lo scopo difensivo per cui si era organizzata, sono subentrati
progressivamente un senso di oppressione e un desiderio di rivolta. Eppure i
suoi effetti non erano solo negativi se ancora oggi, in piena disgregazione
individualistica, ne vengono rimpianti gli istinti di protezione, appartenenza,
e sicurezza.[..]. Dal secondo dopoguerra in poi la famiglia tradizionale, modellata
come abbiamo visto secondo gli ideali della società aristocratica, sopravvive
in aree marginali e in contesti particolari.[…] La famiglia, autoritaria,
dominata dal padre -sovrano, diviene progressivamente una «comunità democratica»
ove i membri sono connessi tra di loro,dai sentimenti più che dagli interessi. […] La casalinga
degli anni Sessanta viene progressivamente sostituita dalla donna che lavora in
casa e fuori, coniugando vita pubblica e vita privata. In questo doppio regime
il tempo per la famiglia si riduce al dopo lavoro (la mattina presto, la sera e
i giorni festivi), mentre il supporto delle istituzioni educative diviene
essenziale. La richiesta di nidi e di asili per i più piccoli, non ancora in
grado di frequentare la scuola dell'obbligo, diviene negli anni Settanta un
movimento collettivo che muta, non soltanto la quantità, ma anche la qualità
dei servizi. Anche prima c'erano state mamme che lavoravano, ma si trattava per
lo più d’impieghi con orari parziali, come quelli previsti dalle istituzioni
pubbliche, o di attività svolte in casa, come la sarta. Le nuove professioni
comportano invece un impegno totale, analogo a quello maschile[…]. Dagli anni
Settanta sino agli anni Novanta le mamme «moderne» preferiscono affidare i
figli a educatrici professionali, selezionate e preparate piuttosto che ai nonni,
considerati figure un po' antiquate, incapaci di adeguarsi ai nuovi modi di
vivere e di crescere i bambini. Il femminismo dal canto suo ha prodotto
un'imponente riflessione sul rapporto madre-figlia, ma non mi risulta si sia
occupato della figura della nonna. Ci vorrà un'ulteriore trasformazione della
famiglia perché nonna e nonno escano dall’ombra abbandonando il ruolo di
comparse, divengano coprotagonisti della vita familiare. Ma questo mutamento
quando è avvenuto? Difficile individuare un punto di passaggio dalla modernità
e la tarda modernità .
L’elemento decisivo nell’avvento della tarda modernità mi
sembra rintracciabile nella crisi del lavoro innanzitutto dei luoghi di lavoro .[..]
Progressivamente vengono meno i rapporti di lavoro a tempo indeterminato che garantivano stabilità,
autonomia, continuità, progressione di carriera, pensioni adeguate sostituiti
da rapporti di lavoro a tempo determinato, a progetto, occasionali, frelance. Una riduzione all'essenziale era già avvenuta
nel dopoguerra, ma allora si coglieva un miglioramento costante delle
condizioni di vita, un progresso garantito della qualità dell'esistenza, ora ci
troviamo invece in un'epoca di stagnazione, se non di recessione, ove ci si
limita a sperare che le cose non peggiorino. E poiché spesso accade, si chiede
alla famiglia d'origine un accoglimento prolungato nel tempo, un aiuto
finanziario al momento del varo del nuovo nucleo famigliare, e un supporto
costante nell'affrontare le successive spese di navigazione. […] Nel
frattempo le conquiste di parità tra uomini e donne, raggiunte con
l’emancipazione suscitano nuove contraddizioni in quanto l’omologazione cancella
le identità tradizionali ma non riesce a crearne di nuove. Per certi aspetti i
ruoli familiari appaiono paritetici: marito e moglie, padre e madre contano
allo stesso modo, esercitano la stessa
autorità. Ma di fatto le differenze restano e si confermano quasi tutte a
scapito delle donne in casa e fuori. […] Le giovani motivate a far carriera
urtano sovente contro un soffitto di cristallo che non vedono finché sono
ragazze, ma che le blocca più o meno inesorabilmente dopo il primo figlio. La
maternità idealizzata a parole, viene poi penalizzata nei fatti. Poiché i nidi
per l'infanzia sono insufficienti ad accogliere tutte le richieste e le
babysitter risultano spesso inaffidabili, è ai nonni che ci si rivolge per
mantenere il posto di lavoro o non retrocedere nell'organigramma dell'azienda. E' su di loro che la coppia fa affidamento quando decide di avere un altro
figlio. […] Se questo scenario non è catastrofico lo si deve ad alcuni
correttori, tra i quali l'intervento dei nonni. Mai come in questi anni è stata
decisiva la solidarietà tra le generazioni, confermata dall'amore per i bambini
e dalla sollecitudine per il loro benessere.
[…] La rete di protezione è il più delle volte rappresentati dai
nonni che, invece di tirarsi da parte come facevano i vecchi un tempo,
costituiscono il più saldo supporto del tessuto sociale. Non si tratta soltanto
d’interventi necessari in situazione di grave difficoltà, come accade quando i
genitori sono incapaci per varie ragioni, di provvedere ai propri figli, ma di supporti
alla qualità dell'esistenza, di un vero e proprio plus-valore rispetto al
rendimento degli investimenti materiali e affettivi delle famiglie.
Certo i rapporti erano più facili quando i nonni
costituivano elementi di contorno, quando la loro presenza era significativa ma
non essenziale. Ora sono diventati provvidenziali e, proprio per questo,
potenzialmente conflittuali in quanto impongono, anche senza volerlo,
condizioni di dipendenza che non tutti riescono a gestire. È difficile dire
«grazie» quando l'orgoglio lo considera un gesto di debolezza, una
dichiarazione d’inferiorità. La gratitudine richiede una grande maturità, un
equilibrio interiore non facile da realizzare così come il dono, per essere ben
accolto, deve essere discreto e, per quanto possibile, a fondo perduto. La
contabilità del dare e dell'avere apre invece un contenzioso arduo da
amministrare, anche se la retorica dei buoni sentimenti tende a negarlo. Ma la
vita è sempre complessa, i rapporti ambivalenti, la reciprocità dissimmetrica,
per cui il sistema nonni-figli-nipoti
costituisce un campo di tensioni positive e negative che dobbiamo
conoscere se vogliamo vivere insieme con il massimo di felicità e il minimo di
infelicità.
S. Vegetti Finzi, Nuovi nonni per nuovi nipoti la gioia di un incontro, Mondadori,2008
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