domenica 10 gennaio 2016

Che cosa sappiamo dei bambini che succhiano pezzetti di stoffa?


 Ecco il secondo testo delle letture per il trentennale de "La casetta". 
La dott Serena Bontempi ci racconta il perchè di questa scelta:
"Ho scelto un testo che oltre che di bambini e percorsi di sviluppo parli di genitori, della loro funzione, della loro primaria importanza. I genitori sono gli interlocutori privilegiati per i professionisti dell'educazione e questo concetto è riconosciuto come essenziale ormai da tutti. Questo testo è però del 1956 e il suo autore, D.W. Winnicott, in altri tempi e con grande profondità. studiava questi temi e coinvolgeva le famiglie. Il libro è una raccolta di trasmissioni radiofoniche dedicate alle famiglie e attuate con il loro intervento, esempio illuminante del "sostegno alla genitorialità" di moderna dicitura. Il brano scelto ci fa capire come l'immaginazione, la creatività e il pensiero stesso nascano in ogni essere umano attraverso il legame del nuovo nato con la "madre sufficientemente buona", la sua presenza e le sue assenze importanti in egual modo."



È molto istruttivo osservare quel che fanno i bambini piccoli quando non dormono. Tuttavia, visto che il nostro obiettivo è quello di imparare da loro cose che li riguardano, dobbiamo prima liberarci dalla convinzione di dover dare dei giudizi. La persona a cui era affidata la trasmissione della settimana scorsa era convinta che un bambino che succhia il pollice o un pezzo di stoffa non rappresenta un'occasione per esprimere giudizi ma per imparare qualcosa su quel particolare bambino. Io sono d'accordo, così come lo sono con le madri di cui ha citato le lettere. La vita infantile si esprime attraverso una grande varietà di manifestazioni, che non potremo mai conoscere del tutto, poiché nascono sempre nuovi bambini e nessuno di essi è uguale all'altro, nella fisionomia come nelle abitudini. Infatti riconosciamo un bambino non solo dal profilo del suo naso o dal colore dei capelli, se li ha, ma anche dalle cose che non tollera.[...] Per le madri è molto gradevole rievocare un passato così caro attraverso questo genere di fatti. Esse mi riferiscono di un'infinità di oggetti, scelti dal bambino e divenuti per lui importanti, che vengono succhiati, o abbracciati che lo tengono "a galla" nei momenti di solitudine o insicurezza, che gli danno piacere o che fungono da calmante. Si può senz'altro dire che questi oggetti appartengono sia al bambino che alla realtà esterna. L'odore e la trama sono caratteristiche essenziali, perciò non si deve assolutamente lavarli né dimenticarseli quando ci si allontana da casa. Se siete accorti, lascerete che questi oggetti si logorino lentamente, come il vecchio soldato della fiaba, che non muore mai; non dovete distruggerli, né perderli, né darli via. [...]
La vita individuale comincia immediatamente, non in un secondo tempo. Io rimango fermamente convinto che ciò sia vero, anche se so che pure i cuccioli e i gattini succhiano la stoffa e giocano; fatto, questo, che mi induce a dire che anche gli animali non sono semplici contenitori di riflessi e di appetiti. Quando sostengo che la vita individuale del bambino comincia subito, ovviamente riconosco che all'inizio essa ha un ambito molto ridotto; ribadisco, comunque, che essa ha senz'altro inizio al momento della nascita. Con le sue strane attività il bambino piccolo ci insegna che non vive solo per dormire e succhiare il latte, ma che è in grado di procurarsi gratificazioni istintuali più complesse del semplice ingurgitare e tenersi dentro un buon nutrimento. Questi atteggiamenti ci mostrano, quindi, che il bambino piccolo conduce una vita sua a tutti gli effetti, che sta costruendosi dei ricordi e plasmando un proprio modello di comportamento. Se vogliamo comprenderlo ancora meglio, dobbiamo tenere presente che sin dall'inizio della vita del bambino è in funzione una forma rudimentale di ciò che in seguito sarà chiamato immaginazione. Questo ci permette di affermare che il bambino piccolo si mette dentro cose non solo attraverso la bocca, ma anche toccando con le mani e provando sensazioni con le varie zone della pelle. L'esperienza immaginaria del nutrirsi è molto più ampia di quella reale, fisica. Nella sua dimensione completa questa esperienza comprende abitualmente un intenso rapporto, prima con il seno della madre e poi con la madre stessa, percepita gradualmente nella sua interezza; inoltre, l'attività delle mani e degli occhi rende sempre più ampia l'esperienza del nutrirsi. [...] Le diverse cose che un neonato fa mentre si nutre possono sembrarci inconcludenti, perché non producono un aumento di peso. Io, però, sostengo che sono proprio queste le cose che ci garantiscono che il piccolo si sta nutrendo, anziché essere nutrito,e che sta vivendo la sua vita, invece di limitarsi a reagire agli stimoli che gli somministriamo.
Avete mai visto un neonato che si succhia un dito mentre sta beatamente poppando al seno? Io sì. Avete mai visto un sogno vivente? Quando un neonato succhia un pezzetto di stoffa, il piumino oppure un fantoccio, ciò rappresenta un getto di immaginazione vera e propria, immaginazione attivata dal fatto di nutrirsi che esercita un azione di stimolo sul sistema nervoso centrale. Cerco di spiegarmi in altri termini.
Avete mai pensato che gli atti inerenti al percepire ciò che succede intorno, succhiarsi il dito o un pezzo di stoffa oppure tenere stretta una bambola di pezza, rappresentino la prima manifestazione di un comportamento d'amore? Può forse esistere qualcosa di più importante? [...] Le strane attività iniziali di cui stiamo parlando ci segnalano che il neonato esiste come persona e che oltre a ciò, prova un sentimento di fiducia nel rapporto con la madre. Egli è capace di utilizzare gli oggetti che, per cosi dire, rappresentano simbolicamente la madre o qualche suo attributo, così come riesce a provare piacere nelle attività di gioco, che prima o poi è riuscito a distinguere da quella istintuale rappresentata dal nutrirsi. […]
Per il bambino piccolo, attività e oggetti di gioco si situano in un mondo intermedio tra lui e il mondo esterno. La lentezza che il bambino mostra nell'imparare a distinguere tra aspetti suoi e non suoi si spiega con l'estrema difficoltà di tale compito e, pertanto, dobbiamo aspettare che questa funzione si sviluppi naturalmente. Ci accorgeremo che comincia a separare le cose e ad apprendere che esiste un mondo esterno oltre che uno interno; nel frattempo noi, per aiutarlo, gli permetteremo di organizzarsi un mondo che si potrebbe definire intermedio, nel senso che è contemporaneamente personale ed esterno, me e non me. Questa dimensione è simile a quella, propria della prima infanzia, del gioco che coinvolge totalmente, e a quella del sogno a occhi aperti dei bambini più grandi e degli adulti; non appartiene né alla realtà né al sogno ma, in fondo ad entrambi. Facciamo mente locale e chiediamoci se qualcuno di noi, crescendo, può davvero fare a meno di un'area intermedia tra noi stessi, con il nostro personale mondo interno, e la realtà esterna, uguale per tutti. Lo sforzo che il bambino piccolo fa per tenere distinti questi due mondi non è completo e definitivo, tanto è vero che, ad esempio, possiamo avere una vita culturale, che è al tempo stesso qualcosa di condivisibile e qualcosa di personale. Ovviamente mi riferisco anche a cose come l'amicizia e la pratica della religione. [...] Forse sembrerà strano, ma succhiare il pollice o una bambola, di pezza può procurare sensazioni reali; viceversa il cibo vero può darne di non reali. Infatti, il cibo reale scatena dei riflessi importanti e le componenti istintuali vengono intensamente coinvolte; ma non è detto che il bambino abbia già raggiunto una fase dell'organizzazione del Sé adatta a gestire esperienze di tale portata. Tutto questo non vi ricorda quel famoso cavallo che vinse Gran Premio Nazionale senza il cavaliere? Al proprietario il premio non fu concesso perché il fantino era stato disarcionato. Il proprietario si sarà sicuramente sentito deluso e il fantino può essersi fatto male. Quando decidete di adeguarvi ai ritmi e bisogni personali del vostro bambino implicitamente il concorrente a montare in sella a guidare cavallo a modo suo e godersi la cavalcata anche per il gusto di cavalcare e non necessariamente, per vincere. Probabilmente un bambino piccolo, essendo il suo Sé ancora immaturo, tende a esprimersi in modo spontaneo attraverso bizzarre abitudini — come quella di succhiare i vestiti – le quali peraltro forniscono a lui e alla madre un'occasione relazionale basata non solo sulla componente istintiva.
D.W.WINNICOTT, Colloqui con i genitori,1996,CORTINA EDITORE.

Nessun commento: