Ecco il secondo testo delle letture per il trentennale de "La casetta".
La dott Serena Bontempi ci racconta il perchè di questa scelta:
La dott Serena Bontempi ci racconta il perchè di questa scelta:
"Ho scelto un testo
che oltre che di bambini e percorsi di sviluppo parli di genitori,
della loro funzione, della loro primaria importanza. I genitori sono
gli interlocutori privilegiati per i professionisti dell'educazione e
questo concetto è riconosciuto come essenziale ormai da tutti.
Questo testo è però del 1956 e il suo autore, D.W. Winnicott, in
altri tempi e con grande profondità. studiava questi temi e
coinvolgeva le famiglie. Il libro è una raccolta di trasmissioni
radiofoniche dedicate alle famiglie e attuate con il loro intervento,
esempio illuminante del "sostegno alla genitorialità" di
moderna dicitura. Il brano scelto ci fa capire come l'immaginazione,
la creatività e il pensiero stesso nascano in ogni essere umano
attraverso il legame del nuovo nato con la "madre
sufficientemente buona", la sua presenza e le sue assenze
importanti in egual modo."
È molto istruttivo
osservare quel che fanno i bambini piccoli quando non dormono.
Tuttavia, visto che il nostro obiettivo è quello di imparare da loro
cose che li riguardano, dobbiamo prima liberarci dalla convinzione di
dover dare dei giudizi. La persona a cui era affidata la trasmissione
della settimana scorsa era convinta che un bambino che succhia il
pollice o un pezzo di stoffa non rappresenta un'occasione per
esprimere giudizi ma per imparare qualcosa su quel particolare
bambino. Io sono d'accordo, così come lo sono con le madri di cui ha
citato le lettere. La vita infantile si esprime attraverso una grande
varietà di manifestazioni, che non potremo mai conoscere del tutto,
poiché nascono sempre nuovi bambini e nessuno di essi è uguale
all'altro, nella fisionomia come nelle abitudini. Infatti
riconosciamo un bambino non solo dal profilo del suo naso o dal
colore dei capelli, se li ha, ma anche dalle cose che non
tollera.[...] Per le madri è molto gradevole rievocare un passato
così caro attraverso questo genere di fatti. Esse mi riferiscono di
un'infinità di oggetti, scelti dal bambino e divenuti per lui
importanti, che vengono succhiati, o abbracciati che lo tengono "a
galla" nei momenti di solitudine o insicurezza, che gli danno
piacere o che fungono da calmante. Si può senz'altro dire che questi
oggetti appartengono sia al bambino che alla realtà esterna. L'odore
e la trama sono caratteristiche essenziali, perciò non si deve
assolutamente lavarli né dimenticarseli quando ci si allontana da
casa. Se siete accorti, lascerete che questi oggetti si logorino
lentamente, come il vecchio soldato della fiaba, che non muore mai;
non dovete distruggerli, né perderli, né darli via. [...]
La vita individuale
comincia immediatamente, non in un secondo tempo. Io rimango
fermamente convinto che ciò sia vero, anche se so che pure i
cuccioli e i gattini succhiano la stoffa e giocano; fatto, questo,
che mi induce a dire che anche gli animali non sono semplici
contenitori di riflessi e di appetiti. Quando sostengo che la vita
individuale del bambino comincia subito, ovviamente riconosco che
all'inizio essa ha un ambito molto ridotto; ribadisco, comunque, che
essa ha senz'altro inizio al momento della nascita. Con le sue strane
attività il bambino piccolo ci insegna che non vive solo per dormire
e succhiare il latte, ma che è in grado di procurarsi gratificazioni
istintuali più complesse del semplice ingurgitare e tenersi dentro
un buon nutrimento. Questi atteggiamenti ci mostrano, quindi, che il
bambino piccolo conduce una vita sua a tutti gli effetti, che sta
costruendosi dei ricordi e plasmando un proprio modello di
comportamento. Se vogliamo comprenderlo ancora meglio, dobbiamo
tenere presente che sin dall'inizio della vita del bambino è in
funzione una forma rudimentale di ciò che in seguito sarà chiamato
immaginazione. Questo ci permette di affermare che il bambino piccolo
si mette dentro cose non solo attraverso la bocca, ma anche toccando
con le mani e provando sensazioni con le varie zone della pelle.
L'esperienza immaginaria del nutrirsi è molto più ampia di quella
reale, fisica. Nella sua dimensione completa questa esperienza
comprende abitualmente un intenso rapporto, prima con il seno della
madre e poi con la madre stessa, percepita gradualmente nella sua
interezza; inoltre, l'attività delle mani e degli occhi rende sempre
più ampia l'esperienza del nutrirsi. [...] Le diverse cose che un
neonato fa mentre si nutre possono sembrarci inconcludenti, perché
non producono un aumento di peso. Io, però, sostengo che sono
proprio queste le cose che ci garantiscono che il piccolo si sta
nutrendo, anziché essere nutrito,e che sta vivendo la sua vita,
invece di limitarsi a reagire agli stimoli che gli somministriamo.
Avete mai visto un
neonato che si succhia un dito mentre sta beatamente poppando al
seno? Io sì. Avete mai visto un sogno vivente? Quando un neonato
succhia un pezzetto di stoffa, il piumino oppure un fantoccio, ciò
rappresenta un getto di immaginazione vera e propria, immaginazione
attivata dal fatto di nutrirsi che esercita un azione di stimolo sul
sistema nervoso centrale. Cerco di spiegarmi in altri termini.
Avete mai pensato
che gli atti inerenti al percepire ciò che succede intorno,
succhiarsi il dito o un pezzo di stoffa oppure tenere stretta una
bambola di pezza, rappresentino la prima manifestazione di un
comportamento d'amore? Può forse esistere qualcosa di più
importante? [...] Le strane attività iniziali di cui stiamo parlando
ci segnalano che il neonato esiste come persona e che oltre a ciò,
prova un sentimento di fiducia nel rapporto con la madre. Egli è
capace di utilizzare gli oggetti che, per cosi dire, rappresentano
simbolicamente la madre o qualche suo attributo, così come riesce a
provare piacere nelle attività di gioco, che prima o poi è riuscito
a distinguere da quella istintuale rappresentata dal nutrirsi. […]
Per il bambino
piccolo, attività e oggetti di gioco si situano in un mondo
intermedio tra lui e il mondo esterno. La lentezza che il bambino
mostra nell'imparare a distinguere tra aspetti suoi e non suoi si
spiega con l'estrema difficoltà di tale compito e, pertanto,
dobbiamo aspettare che questa funzione si sviluppi naturalmente. Ci
accorgeremo che comincia a separare le cose e ad apprendere che
esiste un mondo esterno oltre che uno interno; nel frattempo noi, per
aiutarlo, gli permetteremo di organizzarsi un mondo che si potrebbe
definire intermedio, nel senso che è contemporaneamente personale ed
esterno, me e non me. Questa dimensione è simile a quella, propria
della prima infanzia, del gioco che coinvolge totalmente, e a quella
del sogno a occhi aperti dei bambini più grandi e degli adulti; non
appartiene né alla realtà né al sogno ma, in fondo ad entrambi.
Facciamo mente locale e chiediamoci se qualcuno di noi, crescendo,
può davvero fare a meno di un'area intermedia tra noi stessi, con il
nostro personale mondo interno, e la realtà esterna, uguale per
tutti. Lo sforzo che il bambino piccolo fa per tenere distinti questi
due mondi non è completo e definitivo, tanto è vero che, ad
esempio, possiamo avere una vita culturale, che è al tempo stesso
qualcosa di condivisibile e qualcosa di personale. Ovviamente mi
riferisco anche a cose come l'amicizia e la pratica della religione.
[...] Forse sembrerà strano, ma succhiare il pollice o una bambola,
di pezza può procurare sensazioni reali; viceversa il cibo vero può
darne di non reali. Infatti, il cibo reale scatena dei riflessi
importanti e le componenti istintuali vengono intensamente coinvolte;
ma non è detto che il bambino abbia già raggiunto una fase
dell'organizzazione del Sé adatta a gestire esperienze di tale
portata. Tutto questo non vi ricorda quel famoso cavallo che vinse
Gran Premio Nazionale senza il cavaliere? Al proprietario il premio
non fu concesso perché il fantino era stato disarcionato. Il
proprietario si sarà sicuramente sentito deluso e il fantino può
essersi fatto male. Quando decidete di adeguarvi ai ritmi e bisogni
personali del vostro bambino implicitamente il concorrente a montare
in sella a guidare cavallo a modo suo e godersi la cavalcata anche
per il gusto di cavalcare e non necessariamente, per vincere.
Probabilmente un bambino piccolo, essendo il suo Sé ancora immaturo,
tende a esprimersi in modo spontaneo attraverso bizzarre abitudini —
come quella di succhiare i vestiti – le quali peraltro forniscono
a lui e alla madre un'occasione relazionale basata non solo sulla
componente istintiva.
D.W.WINNICOTT, Colloqui con i genitori,1996,CORTINA EDITORE.
D.W.WINNICOTT, Colloqui con i genitori,1996,CORTINA EDITORE.
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